Se sembra impossibile, allora si può fare.
Così ha concluso la sua
allocuzione davanti al Parlamento europeo la presidente della Commissione
europea in occasione del suo discorso sullo stato dell’Unione ieri 15
settembre.
Una citazione da Bebe
Vio, la schermitrice italiana, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Tokyo,
presente in aula, invitata a rendere testimonianza di quanto possano l’entusiasmo
e la forza di volontà, ad essere modello ideale per i giovani europei e non
solo per i giovani, ma per l’Europa tutta.
Questa la cifra del discorso
tenuto da Ursula von der Leyen. Un discorso tutto volto alla ricerca di un’anima
per l’Europa, quell’anima che Robert Schumann riteneva necessaria perché il cammino
verso la sempre maggiore integrazione europea fosse instancabile e coerente.
L’occasione si prestava
davvero e il momento attuale poteva sembrar consentire alla presidente qualche
entusiasmo in più.
E la presidente non si è
fatta scappare l’occasione. Celebrando una Europa capace di resistere all’attacco
della pandemia da Covid 19, capace di superare la crisi economica dal 2008 in
poi, capace insomma di fare e, soprattutto, di essere.
Tanto che, sull’onda di
questo entusiasmo, e ricordando probabilmente di essere stata la prima donna
tedesca a ricoprire la carica di ministro della difesa, la von der Leyen si è
lanciata ad ipotizzare una Unione europea della difesa, argomentando in maniera
convincente a favore della necessità.
Scelta coraggiosa, ma
carica di rischi. Dato che il tema della difesa comune è sempre stato all’ordine
del giorno dell’agenda europea, e sempre è stato occasione di divisioni e
polemiche.
Ma ciò non vuol dire certo
che non si possa riproporre il tema.
Solo che, però, l’impressione
generale però rimane quella di un discorso di doveroso incoraggiamento, di un
appello ad un entusiasmo che in verità sembra non esserci, di un passaggio
necessario, ma non si sa bene verso che cosa.
Forse, del resto, era
questo e null’altro, quel che ci si poteva attendere. Archiviamolo e andiamo
avanti.
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