Con la legge n. 91 del 14 giugno
2021 l’Italia ha deciso di dotarsi di una Zona Economica Esclusiva.
La Zona Economica Esclusiva è,
come si sa, un'area adiacente al mare territoriale, estesa fino a 200 miglia
dalla linea di base, nella quale lo Stato costiero esercita particolari poteri
per finalità essenzialmente economiche. Essa viene definita nella Parte V
(artt. 55-75) della Convenzione di Montego Bay del 1982.
Venendo alla configurazione del regime dei
poteri in quest'area, occorre concludere che in essa si configura un regime sui generis, caratterizzato dalla
coesistenza di alcuni specifici poteri dello Stato costiero volti allo
sfruttamento economico delle risorse dell'area e delle libertà a vantaggio
degli altri Stati tipiche dell'alto mare.
È ormai certo che essa non esiste ipso jure, quale automatica e diretta
pertinenza della sovranità territoriale (a somiglianza di quel che accade per
il mare territoriale), ma che invece lo Stato costiero deve procedere a una esplicita
proclamazione volta alla sua istituzione, cosa che appunto l’Italia fa con
questa legge.
Secondo la Convenzione del 1982,
lo Stato costiero esercita sulla Zona ampi ma circoscritti poteri così
qualificati:
(1) diritti sovrani
all'esplorazione, sfruttamento, conservazione e gestione delle risorse
naturali, viventi o non, delle acque e del fondo e sottosuolo marino, nonché ad
altre attività di sfruttamento economico, quali la protezione di energia dalle
acque, dalle correnti e dai venti;
(2) "jurisdiction"
sull'insediamento e uso di isole artificiali, installazioni e strutture,
ricerca scientifica e la protezione e preservazione dell'ambiente marino;
(3) altri diritti e obblighi
previsti dalla Convenzione (art.56).
Una parola di commento merita il
fatto che l’Italia giunga solo adesso alla istituzione della Zona Economica
Esclusiva.
Fin qui, il nostro Paese aveva
scelto infatti, come altri Stati mediterranei, la via della istituzione di zone
tematiche, istituendo ad esempio con la legge 8 febbraio 2006 n. 61, zone di
protezione ecologica oltre il limite esterno del mare territoriale, quale ad esempio
quella del Mediterraneo nord occidentale, del Mar Ligure e del Mar Tirreno,
istituita con il DPR 27 ottobre 2011 n. 209.
Ma le cose sono cambiate
recentemente e diversi Stati che si affacciano sul Mediterraneo hanno già da
tempo istituito Zone Economiche Esclusive, anche se con non pochi problemi,
visto che il Mediterraneo non è un oceano e dunque, a contare 200 miglia marine
dalle proprie coste si finisce inevitabilmente con l’affacciarsi in prossimità
delle coste di qualche altro Stato.
In questo senso si sono
orientati alcuni Stati contigui o frontisti dell'Italia e segnatamente la
Croazia nel 2003, la Francia, che nel 2012 ha trasformato in ZEE la sua zona di
protezione ecologica, la Spagna che nel 2013 ha trasformato in ZEE la zona di
protezione della pesca, la Tunisia nel 2005, la Libia, che nel 2009 ha
trasformato in ZEE la precedente Zona di protezione della pesca.
Un caso a parte è rappresentato
dall'Algeria che nel 2018 ha istituito una ZEE, senza alcun accordo con gli
Stati frontisti e confinanti, un'area che si sovrappone, ad ovest della
Sardegna, alla zona di protezione ecologica (ZPE) istituita dal nostro Paese
nel 2011 e con l'analoga ZEE istituita dalla Spagna nel 2013. L'Italia ha
contestato la legittimità del provvedimento algerino e negoziati sono in corso
per la soluzione del contenzioso.
Ciò ha indotto anche l'Italia a scegliere la
strada della istituzione della Zona Economica Esclusiva.
Misura che si spera possa
preludere a una politica italiana più attiva a difesa dei propri non pochi
interessi nell’area del Mediterraneo.
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