di Rosario Sapienza
Può sembrare
strano, ma l’idea dell’Unione europea non è poi così nuova. Essa è nata invece almeno trecento anni fa. Nel 1713, infatti, anno
della conclusione della pace di Utrecht, vedeva la luce l’ennesimo progetto per la pace perpetua,
quello, in verità imponente, redatto dall'Abate di Saint-Pierre e intitolato
proprio “Progetto per la pace perpetua in Europa” e teso alla costituzione di
una Unione europea fra gli Stati del tempo.
Ce n’erano già
stati altri di questi progetti: nel seicento, quello di un cattolico sostanzialmente
soddisfatto dell'ordine costituito, come Emeric Crucé o quello dell’ ugonotto
duca di Sully o ancora quello del quacchero pacifista e illuminato, come William
Penn, il fondatore dello Stato americano della Pennsylvania. Ed altri ce ne
sarebbero stati, dopo quello dell'abate di Saint-Pierre, uno redatto dal
filosofo utilitarista inglese, Bentham, e quello, ancor oggi celeberrimo, di Immanuel Kant.
Anche il fondatore del socialismo europeo, Saint-Simon, si sarebbe poi
cimentato con questo genere letterario.
Ma il progetto
dell’Abate di Saint Pierre è rimasto una pietra miliare nella storia del
genere, forse anche per l’attenzione che ad esso dedicò Jean Jacques Rousseau
che ne redasse una sintesi e formulò anche un “Giudizio critico”, rimasto
giustamente famoso. Per anni i sostenitori dell’esigenza di una organizzazione
internazionale vennero identificati dai loro critici come i seguaci del “buon
Abate di Saint-Pierre”, segno che all’Abate si faceva credito di aver elaborato
un modello di riferimento quanto alle idee di pacificazione universale.
Idee che sono sostanzialmente le stesse
esposte da Emeric Crucé nel suo Nuovo Cinea, anche se non ci sono prove che
egli abbia effettivamente conosciuto l'opera di Crucé. Conobbe sicuramente,
invece, gli scritti di Sully, tant'é che anche lui presenta il suo progetto
come un aggiornamento di quello del re Enrico IV. Ma l'impostazione di fondo
rimane quella di Crucé. Anche l'Abate di
Saint-Pierre, infatti, credeva necessario per la pacificazione dell'Europa che
si desse vita a una struttura che fosse come uno Stato di Stati, ma a
differenza di Crucé, cerca di approfondire anche le modalità per realizzare
concretamente questo Stato europeo, che egli battezza, pensate un po’, Unione Europea.
Nella originaria stesura in due volumi, il
Progetto per rendere la pace perpetua in Europa si compone di sette discorsi, e
comprende ventisette articoli. Articoli che, secondo Saint-Pierre avrebbero
dovuto dar vita a un vero e proprio trattato internazionale che sarebbe stato firmato e ratificato dai
sovrani europei per costituire l'Unione europea. Dodici di questi articoli sono
definiti dallo stesso Abate di Saint-Pierre come articoli fondamentali. Ciò
vuol dire, secondo lui, che non sarà possibile modificarli se non con il
consenso unanime dei membri dell'Unione Europea. Seguono poi otto articoli
importanti e otto articoli utili.
I dodici articoli fondamentali contengono,
per dir così, le fondamenta
della costruzione della futura Unione Europea. In essi viene chiarito che i
sovrani si impegnano a non farsi la guerra l'un l'altro, a sostenersi contro i
sediziosi e i rivoltosi, a rispettare le decisioni dell'Unione europea. Tra
queste decisioni particolare rilievo assume quella con la quale l'Unione
europea dichiara guerra allo Stato che non voglia rispettare il trattato o
successive decisioni degli organi dell'Unione. A somiglianza di quanto aveva
previsto Crucé, insomma, l'Unione europea non bandisce la guerra del tutto, ma
ne accentra, per dir così,
la conduzione. Gli Stati membri dell'Unione condurranno la guerra, ma solo su
richiesta dell'Unione contro gli Stati dichiarati nemici dell'Unione stessa.
L'Unione europea sarebbe stata retta da un
Senato d'Europa, composto di ventiquattro rappresentanti, uno per ognuno degli
Stati che secondo Saint-Pierre avrebbero dovuto comporre l'Unione. Il Senato
avrebbe deliberato a seconda dei casi e dell'importanza delle decisioni da
adottare, a maggioranza semplice, a maggioranza dei tre quarti dei suoi componenti
o, addirittura, all'unanimità (per esempio quando si fosse trattato di
modificare qualcuno dei dodici articoli fondamentali).
Sempre tra i dodici articoli fondamentali
figurano quelli relativi alla promozione e al mantenimento di libere relazioni
commerciali. E' interessante notare come l'articolo 7 preveda che i delegati
degli Stati membri dell'Unione europea avrebbero intavolato negoziati al fine
di redigere dei codici di norme sul commercio uguali per tutti i Paesi membri.
Soluzione questa che rappresenta ancor
oggi una delle strade seguite per giungere a semplificare lo svolgimento del
commercio internazionale.
Gli articoli importanti contengono
disposizioni relative al buon funzionamento dell'Unione europea. Il primo fissa
la sede dell'Unione a Utrecht che per Saint-Pierre rappresentava la città della
pace per eccellenza.
Gli altri articoli importanti prevedono
elaborati meccanismi di controllo volti ad assicurare che i sovrani d'Europa
rispettino le disposizioni del trattato. Per esempio, Saint-Pierre avrebbe voluto
non solamente che il Senato inviasse propri ambasciatori presso ognuno degli
Stati membri, ma anche che avesse propri rappresentanti permanenti, che egli
chiama residenti, presso ogni provincia di almeno due milioni di abitanti.
Se qualche sovrano si fosse ribellato ai
deliberati dell'Unione, gli altri si sarebbero uniti contro di lui in una
guerra che avrebbe avuto la benedizione dell'Unione e che sarebbe stato il mezzo
principale per il ristabilimento del diritto violato.
Negli articoli utili sono regolate, invece,
questioni di procedura e comunque secondarie.
Che dire di quest'ennesimo sforzo verso la
pace perpetua? Che si tratta dell'ennesimo sforzo di fantasia che dà per
scontata l'unica cosa che scontata non é, ossia la buona volontà dei sovrani di
dar vita all'Unione europea. Ciononostante, il Progetto dell'Abate di
Saint-Pierre rimane un'opera fondamentale, anche perché l'autore si diede molto
da fare per divulgarla, ed essa é quindi rimasta un punto di riferimento
importante per tutti coloro che hanno successivamente dedicato una qualche
attenzione al tema.
Certo le opinioni dei posteri sono state varie
e variamente atteggiate. Secondo Rousseau si trattava di "un libro solido
e meditato". Mentre per Voltaire quel progetto di pace perpetua era invece
soltanto "una chimera che non potrebbe esistere tra i Principi più che tra
elefanti e rinoceronti o tra lupi e cani". Forse il giudizio più sereno é
quello che diede allo stesso autore il vescovo di Fréjus, poi divenuto il
cardinal Fleury: "Avete dimenticato un articolo essenziale. Quello di
inviare dei missionari per toccare il cuore dei principi e persuaderli a
condividere le vostre idee".
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