giovedì 22 agosto 2013

Trecento anni fa l'idea dell'Unione europea nel Progetto per la Pace perpetua dell'Abbé de Saint-Pierre

di Rosario Sapienza

Può sembrare strano, ma l’idea dell’Unione europea non è poi così nuova. Essa è nata invece  almeno trecento anni fa. Nel 1713, infatti, anno della conclusione della pace di Utrecht, vedeva la luce  l’ennesimo progetto per la pace perpetua, quello, in verità imponente, redatto dall'Abate di Saint-Pierre e intitolato proprio “Progetto per la pace perpetua in Europa” e teso alla costituzione di una Unione europea fra gli Stati del tempo.

Ce n’erano già stati altri di questi progetti: nel seicento, quello di un cattolico sostanzialmente soddisfatto dell'ordine costituito, come Emeric Crucé o quello dell’ ugonotto duca di Sully o ancora quello del  quacchero pacifista e illuminato, come William Penn, il fondatore dello Stato americano della Pennsylvania. Ed altri ce ne sarebbero stati, dopo quello dell'abate di Saint-Pierre, uno redatto dal filosofo utilitarista inglese, Bentham, e quello, ancor oggi celeberrimo, di  Immanuel Kant.  Anche il fondatore del socialismo europeo, Saint-Simon, si sarebbe poi cimentato con questo genere letterario.

Ma il progetto dell’Abate di Saint Pierre è rimasto una pietra miliare nella storia del genere, forse anche per l’attenzione che ad esso dedicò Jean Jacques Rousseau che ne redasse una sintesi e formulò anche un “Giudizio critico”, rimasto giustamente famoso. Per anni i sostenitori dell’esigenza di una organizzazione internazionale vennero identificati dai loro critici come i seguaci del “buon Abate di Saint-Pierre”, segno che all’Abate si faceva credito di aver elaborato un modello di riferimento quanto alle idee di pacificazione universale.

  Idee che sono sostanzialmente le stesse esposte da Emeric Crucé nel suo Nuovo Cinea, anche se non ci sono prove che egli abbia effettivamente conosciuto l'opera di Crucé. Conobbe sicuramente, invece, gli scritti di Sully, tant'é che anche lui presenta il suo progetto come un aggiornamento di quello del re Enrico IV. Ma l'impostazione di fondo rimane quella di Crucé.  Anche l'Abate di Saint-Pierre, infatti, credeva necessario per la pacificazione dell'Europa che si desse vita a una struttura che fosse come uno Stato di Stati, ma a differenza di Crucé, cerca di approfondire anche le modalità per realizzare concretamente questo Stato europeo, che egli battezza, pensate un  po’, Unione Europea.

  Nella originaria stesura in due volumi, il Progetto per rendere la pace perpetua in Europa si compone di sette discorsi, e comprende ventisette articoli. Articoli che, secondo Saint-Pierre avrebbero dovuto dar vita a un vero e proprio trattato internazionale  che sarebbe stato firmato e ratificato dai sovrani europei per costituire l'Unione europea. Dodici di questi articoli sono definiti dallo stesso Abate di Saint-Pierre come articoli fondamentali. Ciò vuol dire, secondo lui, che non sarà possibile modificarli se non con il consenso unanime dei membri dell'Unione Europea. Seguono poi otto articoli importanti e otto articoli utili.

  I dodici articoli fondamentali contengono, per dir così, le fondamenta della costruzione della futura Unione Europea. In essi viene chiarito che i sovrani si impegnano a non farsi la guerra l'un l'altro, a sostenersi contro i sediziosi e i rivoltosi, a rispettare le decisioni dell'Unione europea. Tra queste decisioni particolare rilievo assume quella con la quale l'Unione europea dichiara guerra allo Stato che non voglia rispettare il trattato o successive decisioni degli organi dell'Unione. A somiglianza di quanto aveva previsto Crucé, insomma, l'Unione europea non bandisce la guerra del tutto, ma ne accentra, per dir così, la conduzione. Gli Stati membri dell'Unione condurranno la guerra, ma solo su richiesta dell'Unione contro gli Stati dichiarati nemici dell'Unione stessa.

  L'Unione europea sarebbe stata retta da un Senato d'Europa, composto di ventiquattro rappresentanti, uno per ognuno degli Stati che secondo Saint-Pierre avrebbero dovuto comporre l'Unione. Il Senato avrebbe deliberato a seconda dei casi e dell'importanza delle decisioni da adottare, a maggioranza semplice, a maggioranza dei tre quarti dei suoi componenti o, addirittura, all'unanimità (per esempio quando si fosse trattato di modificare qualcuno dei dodici articoli fondamentali).

  Sempre tra i dodici articoli fondamentali figurano quelli relativi alla promozione e al mantenimento di libere relazioni commerciali. E' interessante notare come l'articolo 7 preveda che i delegati degli Stati membri dell'Unione europea avrebbero intavolato negoziati al fine di redigere dei codici di norme sul commercio uguali per tutti i Paesi membri. Soluzione  questa che rappresenta ancor oggi una delle strade seguite per giungere a semplificare lo svolgimento del commercio internazionale.

  Gli articoli importanti contengono disposizioni relative al buon funzionamento dell'Unione europea. Il primo fissa la sede dell'Unione a Utrecht che per Saint-Pierre rappresentava la città della pace per eccellenza.
  Gli altri articoli importanti prevedono elaborati meccanismi di controllo volti ad assicurare che i sovrani d'Europa rispettino le disposizioni del trattato. Per esempio, Saint-Pierre avrebbe voluto non solamente che il Senato inviasse propri ambasciatori presso ognuno degli Stati membri, ma anche che avesse propri rappresentanti permanenti, che egli chiama residenti, presso ogni provincia di almeno due milioni di abitanti.
  Se qualche sovrano si fosse ribellato ai deliberati dell'Unione, gli altri si sarebbero uniti contro di lui in una guerra che avrebbe avuto la benedizione dell'Unione e che sarebbe stato il mezzo principale per il ristabilimento del diritto violato.

  Negli articoli utili sono regolate, invece, questioni di procedura e comunque secondarie.

  Che dire di quest'ennesimo sforzo verso la pace perpetua? Che si tratta dell'ennesimo sforzo di fantasia che dà per scontata l'unica cosa che scontata non é, ossia la buona volontà dei sovrani di dar vita all'Unione europea. Ciononostante, il Progetto dell'Abate di Saint-Pierre rimane un'opera fondamentale, anche perché l'autore si diede molto da fare per divulgarla, ed essa é quindi rimasta un punto di riferimento importante per tutti coloro che hanno successivamente dedicato una qualche attenzione al tema.

 Certo le opinioni dei posteri sono state varie e variamente atteggiate. Secondo Rousseau si trattava di "un libro solido e meditato". Mentre per Voltaire quel progetto di pace perpetua era invece soltanto "una chimera che non potrebbe esistere tra i Principi più che tra elefanti e rinoceronti o tra lupi e cani". Forse il giudizio più sereno é quello che diede allo stesso autore il vescovo di Fréjus, poi divenuto il cardinal Fleury: "Avete dimenticato un articolo essenziale. Quello di inviare dei missionari per toccare il cuore dei principi e persuaderli a condividere le vostre idee".


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