Cento anni fa, il 10 gennaio del 1920 cominciava a funzionare
la Società delle Nazioni
Nel secolo
diciannovesimo, proprio mentre si concretizzavano gli sviluppi relativi
all'amministrazione internazionale che abbiamo descritto nel capitolo
precedente, questo disegno ambizioso degli utopisti dei secoli precedenti
prendeva corpo.
Nel 1899 si riuscì a convocare a L'Aja una
conferenza internazionale, appunto denominata Conferenza della Pace, con
l'intento, solo in parte riuscito, di dar vita a dei meccanismi stabili per la
soluzione pacifica delle controversie tra gli Stati. Nel 1907 si cercò, con una
seconda Conferenza internazionale, tenutasi sempre a L'Aja, di completare
l'opera.
Questo ambizioso
proposito, tuttavia, non riuscì a impedire che scoppiasse la Prima Guerra
Mondiale.
Ma anche mentre
infuriava la guerra, le anime belle non mancavano di sperare e di progettare
una diversa organizzazione delle relazioni internazionali che potesse
assicurare il trionfo duraturo della pace. Così già nel 1915, un gruppo
di statunitensi, tra i quali Hamilton Holt, Theodore Marburg e il già
presidente degli Stati Uniti, Taft, diedero vita a un'associazione chiamata Società
per l'attuazione della pace. Nella discussione di questa associazione trovava
affermazione un ben più ambizioso proposito rispetto a quel che si era cercato
di realizzare a L'Aja: essi volevano la costituzione di una vera e propria
Società tra gli Stati, che avesse stabilmente tra i suoi compiti precipui
quello di assicurare il pacifico appianamento delle controversie tra gli Stati.
Frattanto anche in
Inghilterra maturava il convincimento della necessità di dar vita a una Società
delle Nazioni, mentre nell'aprile del 1915, una trentina di persone dava vita a
L'Aja a una Organizzazione centrale per la pace permanente, che mirava a fare
delle Conferenze per la pace de l'Aja una organizzazione permanente.
Questi ambiziosi
propositi, tuttavia, non andavano al di là delle dotte disquisizioni tra
intellettuali. Bisogna attendere il 1918 per avere una vera e propria posizione
ufficiale in merito alla necessità di organizzare il mantenimento della pace
attraverso l'azione per una società internazionale più giusta. Il Presidente
degli Stati Uniti, Wilson, adottò i suoi famosi Quattordici Punti nei quali
appunto sosteneva la necessità di un impegno a livello internazionale per una
società più giusta. In particolare, l'ultimo punto affermava che "una
associazione generale delle Nazioni deve essere formata à allo scopo di fornire
delle mutue garanzie di indipendenza politica e di integrità territoriale ai
grandi come ai piccoli Stati".
Contemporaneamente
sia il governo francese sia quello inglese avevano dato vita a delle
commissioni di studio per approfondire proprio il problema della creazione di
una società tra le nazioni. I risultati dei lavori di quelle commissioni
vennero inviati al presidente Wilson, il quale, in quella stessa estate del
1918, affidò al suo amico e consigliere, colonnello House, il compito di
studiare l'argomento. Il 16 luglio dello stesso anno, il colonnello House
inviava a Wilson il suo progetto di una Società delle nazioni in ventitré articoli e un preambolo.
Tutto era ormai pronto
per la realizzazione di un ambizioso progetto che aveva visto secoli di
anelante preparazione. Il teatro del tutto sarebbe stata la Conferenza per la
pace di Parigi nel corso della quale gli alleati vincitori avrebbero dettato
alla Germania sconfitta le condizioni della pace.
L'argomento della
costituzione di una Società delle Nazioni fece la sua comparsa già dalla
seconda sessione plenaria della Conferenza, il 25 gennaio del 1919. In
quell'occasione si adottò all'unanimità una risoluzione nella quale si
dichiarava che lo statuto della Società delle nazioni avrebbe dovuto formare
parte integrante del trattato di pace.
Venne subito
costituita una commissione apposita, presieduta dal Presidente degli Stati
Uniti, e della quale facevano parte in rappresentanza di quattordici Stati,
numerosi illustri personaggi, tra i quali Léon Bourgeois, Lord Robert Cecil, il
Generale Smuts, Vittorio Emanuele Orlando. Dopo un intenso periodo di lavoro
durato due mesi pieni, l'11 aprile del 1919, la commissione aveva predisposto
un testo di statuto per la costituenda Società delle Nazioni, che venne
adottato il 28 aprile dalla Conferenza plenaria e inserito, come parte
integrante, nei testi dei vari trattati di pace.
Tutto era pronto,
dunque, per avviare un periodo di pace che sarebbe stato caratterizzato dalla
novità, assoluta per quei tempi, della costituzione di una organizzazione
internazionale capace di rappresentare il primo embrione di un vero e proprio
governo mondiale.
Sarebbe stato
indubbiamente un trionfo anche per il presidente Wilson che a quel progetto
aveva legato le sue fortune politiche anche in patria. E fu proprio per questo
motivo che la Società delle nazioni vide la luce senza la partecipazione degli
Stati Uniti. L'opposizione interna al Senato statunitense ebbe buon gioco, calcando le tinte, a dipingere la
Società come un Superstato che avrebbe privato tutti i membri della loro
sovranità. E votarono una risoluzione che impediva la partecipazione degli
Stati Uniti.
I membri della Società
delle Nazioni erano, oltre agli Stati vincitori della guerra mondiale che
avevano firmato i trattati, altri tredici Stati neutrali durante il conflitto
che avevano aderito al patto. Era prevista, inoltre, la possibilità che
entrasse a farne parte qualunque altro Stato indipendente che avesse accettato
gli obblighi derivanti dal Patto e fosse stato ammesso dall'Assemblea. Gli
Stati vinti nel conflitto mondiale ne vennero però provvisoriamente esclusi.
Rispetto al passato
anche recente, la Società delle Nazioni rappresentava un vero e proprio
progresso. Essa aveva una struttura tripartita: un Consiglio, una Assemblea
della quale facevano parte tutti gli Stati membri e un Segretariato Permanente.
Può dirsi che l'organizzazione internazionale era iniziata.
Il Consiglio era
composto di cinque membri permanenti, ridottisi a quattro per effetto della
mancata partecipazione statunitense, e quattro membri non permanenti (che
divennero sei a partire dal 1922 e nove a partire dal 1926). I membri non
permanenti erano eletti per un periodo di tempo determinato. Il Consiglio si
riuniva almeno una volta all'anno, ma quasi subito le riunioni arrivarono a
quattro.
Il Consiglio, che
decideva all'unanimità, era competente a
conoscere di tutte le questioni che riguardassero la situazione internazionale
e che potessero mettere seriamente in pericolo la pace nel mondo. In caso di
guerra, era il Consiglio che formulava proposte agli Stati membri in ordine
alle misure militari da adottare nei confronti dello Stato aggressore.
L'Assemblea
comprendeva rappresentanti di ciascuno Stato membro che disponeva di un voto.
Le sessioni avevano luogo una volta all'anno a Ginevra, nel mese di settembre.
L'Assemblea eleggeva un proprio Comitato esecutivo (un presidente e sei
vicepresidenti) e nominava sei commissioni permanenti specializzate per
argomento.
Il Segretariato
preparava studi e documenti per l'Assemblea e il Consiglio, nonchè l'ordine del
giorno delle sessioni dell'Assemblea. Nel giro di pochi anni arrivò a contare
ben seicento funzionari, provenienti da cinquanta Paesi del mondo.
La prima riunione
dell'Assemblea si tenne a Ginevra nel novembre del 1920. E dal 1920 al 1940, sia pure con
risultati non esaltanti, la Società delle Nazioni fu veramente ciò che i suoi
fondatori avevano voluto: una stabile organizzazione per studiare e risolvere
le controversie internazionali e poter così eliminare la guerra.
Parte centrale del
trattato istitutivo era appunto il meccanismo attraverso il quale si cercava di
indurre gli Stati a sottoporre le loro controversie al Consiglio che avrebbe
cercato di arrivare a una soluzione pacifica delle stesse. Per la soluzione
delle controversie di natura più strettamente giuridica veniva poi istituita
una Corte Permanente di Giustizia Internazionale che rappresentò, sia pure con
alcune peculiarità, la prima giurisdizione internazionale stabilmente
organizzata.
Ma il disegno della
Società delle Nazioni era ben più ambizioso che quello di provvedere un
articolato meccanismo di soluzione pacifica delle controversie. Essa avviò
anche un sistema di amministrazione dei territori coloniali appartenuti alla
Germania e alla Turchia in Africa e nell'area del Pacifico, il sistema che
nello Statuto della Società veniva indicato come sistema dei mandati, perchè a
uno Stato sviluppato veniva appunto demandata l'amministrazione di un
territorio coloniale con il compito di favorirne la crescita economica e
sociale. Così come sono da ricordare i risultati che la Società
conseguì nel campo della tutela delle minoranze etniche.
In quello stesso
periodo, poi l'attività delle organizzazioni internazionali che erano state
costituite nel secolo precedente continuò proficua, mentre ne furono costituite
di altre, come l'Ufficio Internazionale del Lavoro, istituito nel 1919, anch'esso con il Trattato
di pace di Versailles.
Ma certo l'attenzione
rimane puntata sul difficile e accidentato cammino che la Società dovette
affrontare per cercare di gestire un difficile dopoguerra e il giudizio non è mai stato tenero.