domenica 14 giugno 2020

1920-2020. Per i cento anni della Società delle Nazioni


Cento anni fa, il 10 gennaio del 1920 cominciava a funzionare la Società delle Nazioni
  Nel secolo diciannovesimo, proprio mentre si concretizzavano gli sviluppi relativi all'amministrazione internazionale che abbiamo descritto nel capitolo precedente, questo disegno ambizioso degli utopisti dei secoli precedenti prendeva corpo.
  Nel 1899 si riuscì a convocare a L'Aja una conferenza internazionale, appunto denominata Conferenza della Pace, con l'intento, solo in parte riuscito, di dar vita a dei meccanismi stabili per la soluzione pacifica delle controversie tra gli Stati. Nel 1907 si cercò, con una seconda Conferenza internazionale, tenutasi sempre a L'Aja, di completare l'opera.
  Questo ambizioso proposito, tuttavia, non riuscì a impedire che scoppiasse la Prima Guerra Mondiale.
   Ma anche mentre infuriava la guerra, le anime belle non mancavano di sperare e di progettare una diversa organizzazione delle relazioni internazionali che potesse assicurare il trionfo duraturo della pace. Così già nel 1915, un gruppo di statunitensi, tra i quali Hamilton Holt, Theodore Marburg e il già presidente degli Stati Uniti, Taft, diedero vita a un'associazione chiamata Società per l'attuazione della pace. Nella discussione di questa associazione trovava affermazione un ben più ambizioso proposito rispetto a quel che si era cercato di realizzare a L'Aja: essi volevano la costituzione di una vera e propria Società tra gli Stati, che avesse stabilmente tra i suoi compiti precipui quello di assicurare il pacifico appianamento delle controversie tra gli Stati.
  Frattanto anche in Inghilterra maturava il convincimento della necessità di dar vita a una Società delle Nazioni, mentre nell'aprile del 1915, una trentina di persone dava vita a L'Aja a una Organizzazione centrale per la pace permanente, che mirava a fare delle Conferenze per la pace de l'Aja una organizzazione permanente.
  Questi ambiziosi propositi, tuttavia, non andavano al di là delle dotte disquisizioni tra intellettuali. Bisogna attendere il 1918 per avere una vera e propria posizione ufficiale in merito alla necessità di organizzare il mantenimento della pace attraverso l'azione per una società internazionale più giusta. Il Presidente degli Stati Uniti, Wilson, adottò i suoi famosi Quattordici Punti nei quali appunto sosteneva la necessità di un impegno a livello internazionale per una società più giusta. In particolare, l'ultimo punto affermava che "una associazione generale delle Nazioni deve essere formata à allo scopo di fornire delle mutue garanzie di indipendenza politica e di integrità territoriale ai grandi come ai piccoli Stati".
  Contemporaneamente sia il governo francese sia quello inglese avevano dato vita a delle commissioni di studio per approfondire proprio il problema della creazione di una società tra le nazioni. I risultati dei lavori di quelle commissioni vennero inviati al presidente Wilson, il quale, in quella stessa estate del 1918, affidò al suo amico e consigliere, colonnello House, il compito di studiare l'argomento. Il 16 luglio dello stesso anno, il colonnello House inviava a Wilson il suo progetto di una Società delle nazioni in ventitré articoli e un preambolo.
  Tutto era ormai pronto per la realizzazione di un ambizioso progetto che aveva visto secoli di anelante preparazione. Il teatro del tutto sarebbe stata la Conferenza per la pace di Parigi nel corso della quale gli alleati vincitori avrebbero dettato alla Germania sconfitta le condizioni della pace.
  L'argomento della costituzione di una Società delle Nazioni fece la sua comparsa già dalla seconda sessione plenaria della Conferenza, il 25 gennaio del 1919. In quell'occasione si adottò all'unanimità una risoluzione nella quale si dichiarava che lo statuto della Società delle nazioni avrebbe dovuto formare parte integrante del trattato di pace.
  Venne subito costituita una commissione apposita, presieduta dal Presidente degli Stati Uniti, e della quale facevano parte in rappresentanza di quattordici Stati, numerosi illustri personaggi, tra i quali Léon Bourgeois, Lord Robert Cecil, il Generale Smuts, Vittorio Emanuele Orlando. Dopo un intenso periodo di lavoro durato due mesi pieni, l'11 aprile del 1919, la commissione aveva predisposto un testo di statuto per la costituenda Società delle Nazioni, che venne adottato il 28 aprile dalla Conferenza plenaria e inserito, come parte integrante, nei testi dei vari trattati di pace.
  Tutto era pronto, dunque, per avviare un periodo di pace che sarebbe stato caratterizzato dalla novità, assoluta per quei tempi, della costituzione di una organizzazione internazionale capace di rappresentare il primo embrione di un vero e proprio governo mondiale.
  Sarebbe stato indubbiamente un trionfo anche per il presidente Wilson che a quel progetto aveva legato le sue fortune politiche anche in patria. E fu proprio per questo motivo che la Società delle nazioni vide la luce senza la partecipazione degli Stati Uniti. L'opposizione interna al Senato statunitense ebbe  buon gioco, calcando le tinte, a dipingere la Società come un Superstato che avrebbe privato tutti i membri della loro sovranità. E votarono una risoluzione che impediva la partecipazione degli Stati Uniti. 
  I membri della Società delle Nazioni erano, oltre agli Stati vincitori della guerra mondiale che avevano firmato i trattati, altri tredici Stati neutrali durante il conflitto che avevano aderito al patto. Era prevista, inoltre, la possibilità che entrasse a farne parte qualunque altro Stato indipendente che avesse accettato gli obblighi derivanti dal Patto e fosse stato ammesso dall'Assemblea. Gli Stati vinti nel conflitto mondiale ne vennero però provvisoriamente esclusi.
  Rispetto al passato anche recente, la Società delle Nazioni rappresentava un vero e proprio progresso. Essa aveva una struttura tripartita: un Consiglio, una Assemblea della quale facevano parte tutti gli Stati membri e un Segretariato Permanente. Può dirsi che l'organizzazione internazionale era iniziata.
  Il Consiglio era composto di cinque membri permanenti, ridottisi a quattro per effetto della mancata partecipazione statunitense, e quattro membri non permanenti (che divennero sei a partire dal 1922 e nove a partire dal 1926). I membri non permanenti erano eletti per un periodo di tempo determinato. Il Consiglio si riuniva almeno una volta all'anno, ma quasi subito le riunioni arrivarono a quattro.
  Il Consiglio, che decideva all'unanimità, era  competente a conoscere di tutte le questioni che riguardassero la situazione internazionale e che potessero mettere seriamente in pericolo la pace nel mondo. In caso di guerra, era il Consiglio che formulava proposte agli Stati membri in ordine alle misure militari da adottare nei confronti dello Stato aggressore.
  L'Assemblea comprendeva rappresentanti di ciascuno Stato membro che disponeva di un voto. Le sessioni avevano luogo una volta all'anno a Ginevra, nel mese di settembre. L'Assemblea eleggeva un proprio Comitato esecutivo (un presidente e sei vicepresidenti) e nominava sei commissioni permanenti specializzate per argomento.
  Il Segretariato preparava studi e documenti per l'Assemblea e il Consiglio, nonchè l'ordine del giorno delle sessioni dell'Assemblea. Nel giro di pochi anni arrivò a contare ben seicento funzionari, provenienti da cinquanta Paesi del mondo.
  La prima riunione dell'Assemblea si tenne a Ginevra nel novembre del 1920.  E dal 1920 al 1940, sia pure con risultati non esaltanti, la Società delle Nazioni fu veramente ciò che i suoi fondatori avevano voluto: una stabile organizzazione per studiare e risolvere le controversie internazionali e poter così eliminare la guerra.
  Parte centrale del trattato istitutivo era appunto il meccanismo attraverso il quale si cercava di indurre gli Stati a sottoporre le loro controversie al Consiglio che avrebbe cercato di arrivare a una soluzione pacifica delle stesse. Per la soluzione delle controversie di natura più strettamente giuridica veniva poi istituita una Corte Permanente di Giustizia Internazionale che rappresentò, sia pure con alcune peculiarità, la prima giurisdizione internazionale stabilmente organizzata.
  Ma il disegno della Società delle Nazioni era ben più ambizioso che quello di provvedere un articolato meccanismo di soluzione pacifica delle controversie. Essa avviò anche un sistema di amministrazione dei territori coloniali appartenuti alla Germania e alla Turchia in Africa e nell'area del Pacifico, il sistema che nello Statuto della Società veniva indicato come sistema dei mandati, perchè a uno Stato sviluppato veniva appunto demandata l'amministrazione di un territorio coloniale con il compito di favorirne la crescita economica e sociale. Così come sono da ricordare i risultati che la Società conseguì nel campo della tutela delle minoranze etniche.
  In quello stesso periodo, poi l'attività delle organizzazioni internazionali che erano state costituite nel secolo precedente continuò proficua, mentre ne furono costituite di altre, come l'Ufficio Internazionale del Lavoro,  istituito nel 1919, anch'esso con il Trattato di pace di Versailles.
 Ma certo l'attenzione rimane puntata sul difficile e accidentato cammino che la Società dovette affrontare per cercare di gestire un difficile dopoguerra e il giudizio non è mai stato tenero.

sabato 6 giugno 2020

L'impegno dell'Unione europea nella lotta al Covid-19


È stato recentemente pubblicato “L’impegno della UE nella lotta al Covid-19”, uno speciale del Centro di Documentazione europea dell’Università di Catania, curato da Francesco Caudullo, Responsabile documentalista dello stesso Centro.

Come chiarito dal curatore nella sua introduzione, la pubblicazione  «non è un documento scientifico ma, piuttosto, è un documento politico e sociale in un’accezione meramente civica, ossia legata e rivolta alla cittadinanza, e allo stesso tempo è anche un documento informativo europeo che trova la propria ragione d’essere nella lotta al fenomeno dilagante delle Fakenews e nel diritto all’informazione, così come nella mission e nel ruolo del Centro di Documentazione Europea (CDE) dell’Università degli Studi di Catania che è per suo statuto, prima di ogni cosa, un soggetto di mediazione e d’incontro tra la cittadinanza e l’Unione europea».

Va riconosciuto infatti che l’Unione si è molto impegnata, a partire dalla creazione di un Team di risposta al coronavirus, guidato in prima persona dalla presidentessa Ursula von der Leyen e composto da sette commissari, istituito già all’inizio dell’emergenza pandemica, e dalla messa a disposizione di fondi e risorse economiche da destinare agli Stati maggiormente colpiti.

Sono ancora attuali, in Italia e non solo, le critiche all’Unione europea ed in particolare alla Commissione, e anche noi su questo blog non siamo sempre stati teneri, criticando, quando ci è parso necessario, le tante lentezze e indecisioni dell’Unione, specie in materia di politica delle migrazioni, un ambito nel quale si sono evidenziate gravi carenze proprio sul piano di quello “spirito di solidarietà” che, a termini dell’articolo 80 del Trattato sul funzionamento, dovrebbe ispirare l’azione degli Stati membri e le politiche dell’Unione.

Oggi però, ci pare di poter dire, anche dopo la lettura del testo di Caudullo, che di fronte alla sfida epocale rappresentata dalla diffusione planetaria del contagio, l’Unione stia dando prova, pur tra tante difficoltà e contraddizioni, di aver imboccato la strada della solidarietà concreta.