Il Comitato del Patrimonio
mondiale dell'Unesco ha riconosciuto qualche giorno fa la Tomba dei Patriarchi
ad Hebron, in Cisgiordania, quale terzo sito palestinese del Patrimonio
Mondiale. La Tomba è un luogo santo per i musulmani che la venerano come la “Moschea
di Abramo”. Essa è però un luogo santo anche per la religione ebraica, dato che
è il sepolcro di Abramo, Isacco e Giacobbe. Ciò spiega le proteste del governo
dello Stato di Israele che vede in questa proclamazione un ulteriore tentativo
di misconoscere o comunque ridimensionare i legami dell’ebraismo con la Terra
Santa.
Tanto più che questo
episodio avviene poco tempo dopo una risoluzione sulla “Palestina occupata”
adottata dall’UNESCO su proposta di Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman,
Qatar e Sudan, nella quale si disconosce un qualsivoglia titolo di Israele
all’esercizio di poteri sovrani anche su Gerusalemme, considerandolo semplicemente
quale “potenza occupante”, e così riaprendo una questione, quella dello status
di Gerusalemme, per la verità mai sopita.
La risoluzione era già
stata votata nello scorso mese di ottobre dal Consiglio Esecutivo e dalla
Conferenza Generale dell’UNESCO e da subito era scoppiata la polemica (anzi un
vero e proprio incidente diplomatico) perché nella risoluzione, che pure
ribadiva l’importanza di Gerusalemme per le tre religioni abramitiche, la
cosiddetta Spianata delle Moschee (dove si trova anche il muro del pianto) veniva
indicata col solo nome in arabo Al Ḥaram Al Sharif e non con il nome
usato dagli ebrei Har HaBayit, o Monte del Tempio, altrettanto legittimo
dato che il muro del pianto è ciò che rimane del Tempio edificato dal re
Salomone.
Il testo adottato nel mese
di maggio di quest’anno, pur contenendo una riaffermazione delle risoluzioni
ONU sullo status di Gerusalemme (l’ultima è la 2334 del 2016), continua a
definire Israele “potenza occupante” e così facendo sembra implicare
l’illegittimità dell’esercizio della sovranità israeliana su Gerusalemme.
L’Italia ha votato contro, mantenendo fede a una pubblica dichiarazione di
Matteo Renzi, già al tempo della prima risoluzione.
Lo status di Gerusalemme e
in particolare quello dei Luoghi Santi è oggetto di una contesa ormai
pluriennale e si intreccia con la problematica complessiva del processo di pace
in Palestina. Coinvolge peraltro anche i cristiani dato che Gerusalemme, come
si sa, ospita i luoghi della crocefissione di Cristo. E dalle crociate in poi i
cristiani non hanno mancato di curare e custodire quei luoghi, anche attraverso
la Custodia di Terra Santa da sempre affidata ai padri francescani.
Che dire? Il tema è
complesso e affascinante, e ulteriormente complicato dalla difficile situazione
politica generale in Palestina. E’ difficile però sottrarsi alla sensazione che
queste diatribe politico-diplomatiche contribuiscano solo al radicalizzarsi
della contrapposizione.