mercoledì 12 luglio 2017

L'UNESCO e la Terra Santa





Il Comitato del Patrimonio mondiale dell'Unesco ha riconosciuto qualche giorno fa la Tomba dei Patriarchi ad Hebron, in Cisgiordania, quale terzo sito palestinese del Patrimonio Mondiale. La Tomba è un luogo santo per i musulmani che la venerano come la “Moschea di Abramo”. Essa è però un luogo santo anche per la religione ebraica, dato che è il sepolcro di Abramo, Isacco e Giacobbe. Ciò spiega le proteste del governo dello Stato di Israele che vede in questa proclamazione un ulteriore tentativo di misconoscere o comunque ridimensionare i legami dell’ebraismo con la Terra Santa.
Tanto più che questo episodio avviene poco tempo dopo una risoluzione sulla “Palestina occupata” adottata dall’UNESCO su proposta di Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan, nella quale si disconosce un qualsivoglia titolo di Israele all’esercizio di poteri sovrani anche su  Gerusalemme, considerandolo semplicemente quale “potenza occupante”, e così riaprendo una questione, quella dello status di Gerusalemme, per la verità mai sopita.
La risoluzione era già stata votata nello scorso mese di ottobre dal Consiglio Esecutivo e dalla Conferenza Generale dell’UNESCO e da subito era scoppiata la polemica (anzi un vero e proprio incidente diplomatico) perché nella risoluzione, che pure ribadiva l’importanza di Gerusalemme per le tre religioni abramitiche, la cosiddetta Spianata delle Moschee (dove si trova anche il muro del pianto) veniva indicata col solo nome in arabo Al aram Al Sharif e non con il nome  usato dagli ebrei Har HaBayit, o Monte del Tempio, altrettanto legittimo dato che il muro del pianto è ciò che rimane del Tempio edificato dal re Salomone.
Il testo adottato nel mese di maggio di quest’anno, pur contenendo una riaffermazione delle risoluzioni ONU sullo status di Gerusalemme (l’ultima è la 2334 del 2016), continua a definire Israele “potenza occupante” e così facendo sembra implicare l’illegittimità dell’esercizio della sovranità israeliana su Gerusalemme. L’Italia ha votato contro, mantenendo fede a una pubblica dichiarazione di Matteo Renzi, già al tempo della prima risoluzione.
Lo status di Gerusalemme e in particolare quello dei Luoghi Santi è oggetto di una contesa ormai pluriennale e si intreccia con la problematica complessiva del processo di pace in Palestina. Coinvolge peraltro anche i cristiani dato che Gerusalemme, come si sa, ospita i luoghi della crocefissione di Cristo. E dalle crociate in poi i cristiani non hanno mancato di curare e custodire quei luoghi, anche attraverso la Custodia di Terra Santa da sempre affidata ai padri francescani.
Che dire? Il tema è complesso e affascinante, e ulteriormente complicato dalla difficile situazione politica generale in Palestina. E’ difficile però sottrarsi alla sensazione che queste diatribe politico-diplomatiche contribuiscano solo al radicalizzarsi della contrapposizione.