Il fenomeno storico che si conviene di denominare organizzazione internazionale è ancor oggi troppo nuovo e ambivalente perchè se ne possa tentare una ricostruzione complessiva
Non difettano accurate ricostruzioni giuridiche dei vari meccanismi operativi delle singole organizzazioni internazionali, né altrettanto attente teorizzazioni degli aspetti giuridici generali della materia, ma per incontrare una riflessione altrettanto elaborata sulle tematiche più generali è necessario rifarsi alla letteratura di indole e interesse politologico, la quale, dominata com'è già per i fatti suoi da interminabili controversie metodologiche, non sempre riesce di grande aiuto. Pochi e scarni sono invece i contributi dei giuristi a questa problematica e, il più delle volte, essi appaiono irrimediabilmente datati, legati ai momenti iniziali dello sviluppo dell'organizzazione internazionale.
La realtà è invero vasta e multiforme. Nè il concettualizzarla sotto la rubrica "organizzazione internazionale" aiuta molto. Perchè quest'ultima denominazione (intesa nel senso tecnico del linguaggio giuridico) indica genericamente tutte le realtà istituzionalizzate della convivenza internazionale, tutti gli apparati cui gli Stati danno vita per la soluzione di problemi di comune interesse.
Tutto ciò premesso sulla difficoltà di intendersi in questo difficile campo, passiamo ad offrire una breve rassegna di quanto è disponibile.
Sono sostanzialmente tre le spiegazioni del fenomeno dell'organizzazione internazionale che si confrontano ancor oggi. Quella secondo la quale, le organizzazioni internazionali altro non sarebbero se non una peculiare manifestazione del modo d'essere della comunità internazionale. Fatta di Stati sovrani, che reciprocamente si riconoscono come tali, la comunità internazionale si regge, nel pensiero di questi autori, quasi esclusivamente sul principio del consenso espresso in un accordo. Le organizzazioni internazionali altro non sono se non degli apparati posti in essere tramite accordi internazionali e più in là non sarebbe lecito spingersi. Basterebbe indagarne le modalità operative, analizzarne le particolarità, studiarle nel loro concreto funzionamento. A questa corrente di pensiero appartengono la maggior parte dei giuristi, tanto italiani quanto stranieri.
Secondo altri studiosi, invece, l'organizzazione internazionale veramente sarebbe il momento di emersione di una tendenza in atto nella comunità internazionale verso una sua progressiva istituzionalizzazione, ossia verso l'affermarsi, in poche e dirette parole, di uno Stato mondiale. Poco importa che oggi la generalità di competenze dello Stato (che è un suo tratto caratteristico nella teoria generale) sia frammentata fra decine e decine di organizzazioni diverse. Si tratterebbe di un fenomeno legato alla necessità di far uso degli strumenti disponibili, ma che non intaccherebbe la fondamentale realtà di un qualcosa di diverso rispetto alla tradizione della convivenza internazionale.
In ultimo c'è da dire di un'altra teorica, la quale non tanto si cura di stabilire se l'organizzazione sia o non sia lo Stato mondiale presente o futuro, ma punta dritta alla realtà dei fatti. Essa attira l'attenzione sull'esistenza, all'interno della convivenza internazionale formalmente paritaria, di fenomeni di egemonia, per vero alquanto evidenti. E considera l'organizzazione mondiale uno degli strumenti attraverso i quali quella egemonia dei pochi sui molti si manifesta. In verità, quando si pone mente a fenomeni come il diritto di veto in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è difficile non riconoscere che questa teorica sia almeno in parte nel vero. Convinzione che si rafforza quando si ripercorre la storia dei falliti tentativi di affermare un "uso alternativo" delle organizzazioni internazionali, tentando di instaurare i vari nuovi ordini dell'economia o dell'informazione.
E' facile, ma probabilmente inutile e superfluo, riconoscere che in tutte queste teoriche ci sono elementi condivisibili. Il fatto è che in verità, manca a tutt'oggi, un armamentario concettuale capace di dare del fenomeno organizzazione internazionale una rappresentazione scevra da paradigmi troppo condizionanti, quale quello della "comunità internazionale anorganica", quello dello "Stato di Stati" o ancora quello dell' "egemonia". E forse proprio quell'attenta ricostruzione generale che oggi manca potrebbe fornire delle categorie attraverso le quali tentare una ricostruzione alternativa.